Francesco Petrocchi

La Rivolta dei non garantiti

Sostanzialmente le posizioni della politica sono attenzionate e rappresentano giornalisticamente dei "cult". E' il sottobosco che spesso si tralascia perché più difficile e scomodo da indagare e perché è più difficile sbatterlo in prima pagina e trasformarlo in merce che fa "audience".
Basti pensare ad alcune categorie professionali, alcune categorie di dipendenti pubblici: dirigenti dei ministeri, magistrati, dipendenti del Quirinale, di Camera e Senato, dove un usciere percepisce 4 mila euro ed i sindacati si battono per difendere tali privilegi.
Alcune categorie di pensionati: i megadirigenti dello Stato.

I super dirigenti con il doppio stipendio ma senza doppio lavoro, ovvero incassano uno stipendio per un lavoro che non si svolge. Infatti vi è una norma in base alla quale se un dipendente pubblico viene chiamato a svolgere un incarico presso altro ministero oltre a conservare il posto continua a anche a percepire lo stipendio d’origine e lo somma a quello nuovo. Per esempio così fu per Catricalà attuale sottosegretario alla PCM ha sommato per anni il suo stipendio da magistrato fuori ruolo a quello di capo di gabinetto di vari ministri. Come presidente dell’authority antitrust percepiva 530 mila cui sommava i 200 mila di magistrato.
I babypensionati, perché insieme a nomi altisonanti vi sono anche persone comuni nell’Italia degli sperperi. Tal Francesca, bidella, in pensione a 32 anni ha versato l’equivalente di 21 mila euro e ne ha già ricevuti, dal 1983, 280 mila dallo Stato.
Alcune categorie di giornalisti, che spesso fanno tanto sensazionalismo e moralismo ma poi utilizzano i privilegi che gli conferisce la penna per ottenere sconti e privilegi. La stampa la paghiamo noi con i contributi pubblici.
Alcune categorie di sindacalisti che hanno il privilegio di parlare del lavoro degli altri senza mai aver lavorato!

Alcune categorie di stranieri che senza mai aver messo piede nella nostra Nazione se non per qualche mese, il tempo di prendere la residenza, si godono la pensione sociale versata dai contribuenti italiani vivendo egregiamente. Calcolando che per esempio in Romania lo stipendio di un operaio è pari a 200 euro ed i pensionati dall’Italia ne prendono 500.
Con il rischio che si apra una voragine. Perché il meccanismo previsto è quello dei ricongiungimenti famigliari cui ha diritto chi risiede stabilmente in Italia da 10 anni ed in queste condizioni ve ne sono almeno 3 milioni e 700 mila. Significa che l’Inps potenzialmente sarebbe obbligata ad erogare miliardi di euro a stranieri. La legge è la 388/2000 approvata dal Governo Amato.
E a proposito di stranieri bisogna anche finirla con il buonismo. In periodo di crisi le rimesse dei cinesi dall’Italia sono aumentate del 12 %. Molti stranieri lavorano e contribuiscono al PIL MA OGGI MOLTI rappresentano UN COSTO SOCIALE. Utilizzano i servizi gratuiti in Italia ed incrementano i consumi nel Paese d’origine. Le rimesse verso l’estero ufficiali sono 7,5 miliardi di euro l’anno ed altrettante se ne stimano quali uscite in via ufficiosa, per 15 miliardi l’anno tutti consumi che vanno all’estero per la buona parte esentasse.  

Nessuno va criminalizzato, né ovviamente vanno fatte generalizzazioni. Ma ritenere che gli immigrati "tout court" debbano essere considerati una "risorsa" è sicuramente un falso che contrasta con la realtà.
Ma su una cosa dobbiamo essere d’accordo TUTTO QUESTO e non solo DEVE FINIRE.
Va detto che negli ultimi anni situazioni che erano coperte da un perenne cono d'ombra pian piano stanno venendo alla luce ma siamo ancora lontani da una giusta e razionale spendita delle risorse pubbliche.
 La crisi non può poggiare in maniera prevalente sulle spalle di chi nulla ha avuto. Perché al di fuori delle caste esiste la gente normale, i giovani, le famiglie, gli impiegati, i piccoli imprenditori, gli operai, i professionisti, i pensionati da mille euro, ovvero “i non garantiti” quelli che non godono di rendite di posizione e vivono con quello che da soli riescono a conquistarsi.

Non si possono chiedere ulteriori sacrifici a chi vive di sacrifici. O meglio si può fare nella misura in cui si avvia un repulisti ed una vera decimazione di privilegi e sperperi !
E non si può più condividere il discorso dei “diritti acquisiti” che spesso sono menzionati non per difendere appunto i diritti ma quelli che negli anni sono diventati, anche alla luce dell’attuale situazione, veri e propri privilegi. E nella difesa dei cosiddetti “diritti acquisiti” alcune frange del sindacato sono maestre.  Ma i sindacati spesso non difendono più il mondo del lavoro, ma soltanto i propri iscritti e rappresentano solo loro. Occorre anche chiederci perché il mondo del lavoro deve essere composto solo da chi è stabilmente occupato e da chi è pensionato (maggior parte degli iscritti) e non anche da chi è idoneo alla occupazione ma che nessuno li rappresenta. Ci sono le rappresentanze dei garantiti ma non quelle dei non garantiti.

E allora finiamola con la retorica dei diritti acquisiti. Perché anche andare in pensione a 65 anni era un diritto acquisito, cambiata la legge ora non lo è più. E allora non si capisce come possano essere considerati diritti acquisiti gli stipendi dei mega dirigenti pubblici o la pensione di Giuliano Amato che prende 1047 euro al giorno! Quell’Amato che nel dicembre 2010 nel rilasciare un ‘intervista al Corriere della Sera e parlando della rivolta giovanile diceva: “protestano contro la voracità dei vecchi, la percezione è che noi con le pensioni che ci siamo dati e che oggi neghiamo loro abbiamo preparato un bel piattino…” Non contro tutti i vecchi ma contro i vecchi come te! che non dovrebbero avere più spazio né politico né pubblico. Ad Atene, patria della democrazia moderna esisteva un istituto: l’ostracismo. L’assemblea su un coccio scriveva il nome e toccò anche a Temistocle pur grande condottiero il destino di essere ostracizzato. E allora con questi arnesi della politica che ancora vediamo pontificare in tv dovremmo avare la stessa determinazione: ostracizzarli, ovviamente in senso figurato. Quantomeno non dovrebbero più avere diritto di tribuna o continuare a ricoprire incarichi pubblici.
Iniziamo allora a distribuire un po’ di equità e diamo il buon esempio.
Iniziamo ad eliminare il vitalizio per i politici e sostituiamolo con una normale pensione come tutti i cittadini.

Riduciamo le pensioni dei baby pensionati perché hanno già avuto abbastanza. Anche se sono piccoli importi, sono figli di un privilegio o altrimenti chiediamo loro come gesto di solidarietà sociale di impiegare un giorno a settimana per attività a favore dei propri Comuni di residenza sempre in scarsità di risorse e personale.
Riduciamo del 30% i lauti stipendi dei dirigenti pubblici visto che la p.a. non funziona
E la burocrazia ed i suoi costi sono uno dei mali dell’Italia.
E tutti i tentativi di limare la burocrazia si sono rivelati vani ed inefficaci. Sostanzialmente operazioni di "maquillage". Si guardi alla fatidica abolizione delle Province e la loro trasformazione in Città Metropolitane. Tutto è rimasto come prima. ANZI è sostanzialmente peggiorato. Infatti le Province sono stata delegittimate e private di risorse ma la struttura burocratica e dirigenziale, che rappresenta il costo principale è rimasta la stessa. Ma occorre interrogarsi sul concetto di "risparmio". Sono stati tagliati i fondi alle Province per manutenzioni stradali, servizi sociali, culturali, edilizia scolastica, calamità. Ebbene, per esempio, non effettuare il servizio spazzaneve rappresenta un risparmio?  Direi di no. Significa soltanto privare i cittadini di un servizio che in alcune contingenze è essenziale e può salvare delle vite.

Tassare le rimesse degli stranieri, togliere la pensione sociale agli stranieri.
Smetterla con il buonismo ipocrita della accoglienza a prescindere. Occorre fare una distinzione tra i rifugiati politici ed i migranti economici. I primi vanno accolti in base alle convenzioni internazionali, i secondi respinti in base alla legge. Come accadrebbe ad un Italiano che si recasse in Canada, Stati Uniti o Australia senza documenti, titolo e permesso. Fermati, trattenuti nei centri di accoglienza e riaccompagnati coattivamente nel luogo di origine.
Negli ultimi anni questa ipocrisia è costata ai contribuenti italiani la bellezza di 4/5 miliardi l'anno (5 mila milioni di euro!) che poi come supponevamo da tempo, serviva più che ad accogliere a far ingrassare cooperative, ONG e addirittura organizzazioni malavitose. Un indotto economico pompato artificiosamente ed appannaggio esclusivo dei soliti padroni del vapore, vicini alla politica ed agli ambienti "che contano e decidono"

Oltre all'interesse esiste un pregiudizio ideologico che ha portato a tutto ciò. Vero è che L'Italia come l'Europa è affetta da una gravissima crisi di natalità. Ed è altrettanto vero che la società italiana si autoestinguerà nel tempo se non si crea una inversione di tendenza. E' giusto porre il problema è sbagliata la soluzione che da più parti si paventa. Ossia una sostituzione etnica con immigrati provenienti da altre tradizioni culturali e religiose. Non è una soluzione.
Il problema della natalità si affronta rendendo possibile ad una famiglia di procreare senza morire di fame. In una società subsahariana senza mura, senza riscaldamento e senza lavoro si sopravvive seppur ovviamente di stenti. In Occidente no. Si muore. E quindi anche i cosiddetti "nuovi cittadini" con il tempo si adegueranno agli standard che portano ala denatalità come impone la società moderna. Ed infatti i giovani non fanno figli in primo luogo perché non hanno lavoro e non hanno casa ed in una situazione di tale precarietà è complicato assumersi la responsabilità di nascituri. Tale ponderazione nell'Africa subsahariano non esiste perché precarietà è la vita in sé e fa poca differenza essere in tre, quattro o cinque. Civiltà e concezioni agli antipodi. Ma tant'è.

Quello che serve una vera politica a favore della famiglia come priorità nazionale per salvare l'Italia. Ciò che mai è stato fatto. Perché tali non sono le elemosine una tantum che rappresentano solo un palliativo per fronteggiare una emergenza. Occorre una pianificazione. Ed allora per esempio una NUOVA EDILIZIA PER LA FAMIGLIA non una edilizia economico popolare ma una edilizia per le giovani coppie che non preveda assegnazioni definitive ma comodati temporanei di 5/10 anni per consentire ai giovani uno "start up" in cui anche con lavoro precario possano procreare ed avere il tempo di affermarsi o trovare soluzioni occupazionali più stabili. 
A nulla vale anche la buona novella dello ius soli un non senso anche per l'incombente pericolo del terrorismo islamico e la necessità di attenzione e controllo per non ritrovarsi ad essere inermi dinanzi  ad un nemico impercettibile e spietato. Un non senso perché una legge sulla cittadinanza esiste già ed ha consentito nel 2016 a 180.000 immigrati extracomunitari di diventare cittadini italiani. Dopo averne verificato il possesso dei requisiti: regolare e stabile residenza, lavoro, fedina penale pulita, compimento dei 18 anni e inoltro della relativa domanda. Con la modifica che vuole introdursi vi sarebbe un automatismo nell'ottenimento della cittadinanza senza neanche chiederla! Anche se non vogliono, anche se credono in un islamismo radicale vigliacco e sanguinario. La cittadinanza italiana va chiesta e meritata. Le modifiche che vogliono introdursi sono solo l'effetto di una patologia ideologica ed il tentativo di "surroga elettorale" i nuovi italiani nuovi elettori di sinistra in sostituzione dei vecchi italiani colpiti da disaffezione (chissà perché). 
Altro che solidarietà!

Questi sono gli sprechi! Non i tagli dei servizi essenziali!

Con tutto quanto recuperato immettiamo nuove risorse sul mercato a favore ed a supporto dei “non garantiti” del NUOVO PRECARIATO ITALIANO.

Il precario non è più soltanto chi ha un lavoro da dipendente assunto trimestralmente. Il precario oggi è l’imprenditore, il professionista, il dipendente di aziende private e di cooperative che rischiano di chiudere e fallire, è il giovane, sono le famiglie.
E’ ridicolo che continuino a contare i “precari” in base ai contratti a termine. Proprio recentemente le statistiche hanno riportato un milione di precari in più ma soltanto in base a questo criterio ormai superato.
Le imprese oggi non falliscono solo per debiti ma anche per crediti. Perché non solo i privati clienti non pagano ma neanche gli enti pubblici. Un’impresa che affronta un lavoro anticipando risorse e dovendo pagare fornitori e dipendenti non può aspettare due anni per prendere i soldi dagli enti appaltatori. . In questo senso è sicuramente positiva la proposta di compensazione dare avere tra le imprese e lo Stato.
Spesso il pensionato in famiglia è il sostentamento economico dei figli. Prima erano i figli ad aiutare i genitori. Ora quarantenni senza genitori non hanno né casa né reddito.
I non garanti sono la stragrande maggioranza del popolo italiano quella che una volta era definita la classe media o addirittura benestante che ora si trova ad affrontare una crisi che non è mai passata checchè ne dicano i politici nazionali, senza alcun paracadute o ammortizzatore.

Sono coloro che non sono organizzati in lobby, la maggioranza silenziosa non organizzata, quelli che fanno il proprio dovere avendo scelto la strada in salita e non le scorciatoie del privilegio e della raccomandazione. Sono quelli che continuano a credere nella cultura del merito malgrado le delusioni e le porte in faccia. Sono la maggioranza del popolo italiano, la spina dorsale della nostra Nazione. Quella parte di società sana da cui ripartire per costruire il futuro dell'Italia.
Dal cui RIVOLTA, non rancorosa e distruttiva, ma sana e propositiva dipende il destino della nostra società. Coloro che cadono ma hanno la forza di rialzarsi sulle proprie gambe.
Senza divisioni in classe, categorie, professioni. Lontani dalle oligarchie e vicini al sentimento popolare. Che non mollano davanti allo stravolgimento che ha subito la propria condizione economica.

Il segno di tale stravolgimento sociale si evince dai dati presentati dall'Ufficio Studi della CGIA di Mestre dai quali risulta che le famiglie che vivono di un reddito da lavoro autonomo sono quelle più a rischio povertà, di più di quelle di pensionati e lavoratori dipendenti. Ed una famiglia su quattro del popolo della partita IVA ha vissuto nel 2015 sotto la soglia di povertà calcolata dall'ISTAT. Ne consegue che nel mondo delle partite IVA vi è una forte contrazione delle attività. Dal 2008 ai primi sei mesi del 2017 lo stock di lavoratori autonomi (piccoli imprenditori, artigiani, piccoli imprenditori, liberi professionisti, commercianti) è diminuito di 297.500 unità. E l'espulsione dal mondo del lavoro è avvenuta prevalentemente senza potersi avvalere di nessun sussidio. Con ingresso diretto nel mondo della povertà o in forme di lavoro in nero.
Occorre superare le divisioni generazionali e sostituirle con la solidarietà generazionale. Non si possono scaricare tutti i costi della crisi sulle giovani generazioni. No si può pensare che chi arriva al ristorante per ultimo sparecchia e paga il conto per tutti. Anche perché a fronte di un pensionato privilegiato c'è un figlio disoccupato.
Occorre far comprendere che la rinuncia ad un cosiddetto diritto acquisto serve a creare possibilità di poter quantomeno accedere a diritti per il proprio figlio.

Ma per ottenere questo risultato occorre una Istituzione che dia l'esempio, che gestisca in maniera trasparente e immacolata. Che riacquisisca decoro e con esso la fiducia del popolo. Altrimenti ciascuno di noi rimarrà prigioniero del proprio egoismo e diritto acquisito.
In ultimo la politica, non la sola ma sicuramente la principale responsabile della situazione di crisi italiana. Un ricambio è necessario, è vero. Sicuramente anagrafico, ma non basta. Perché non basta essere giovani per essere bravi. Il cambio è di mentalità. Abbiamo visto spesso anziani pieni di entusiasmo genuino e voglia di fare a tanti giovani che si avvicinavano alla politica con mentalità vecchia e per mirare esclusivamente al tornaconto personale. Svecchiare significa mettersi in gioco tutti, rinunciare ciascuno a qualcosa e soprattutto chiudere le porte in faccia a chi fino ad ora grazie alla politica ha solo ottenuto privilegi e vantaggi per sé e per la propria famiglia e per le generazioni future. Rinnovare significa anche dare una vera possibilità al popolo di scegliere i propri rappresentanti senza liste bloccate con gente paracadutata da chissà dove, senza aver fatto gavetta e senza mai aver dedicato il tempo.
Qualcuno in alcuni incontri ci ha chiesto ma allora che fate come Beppe Grillo?
Noi rispondiamo di NO. Intanto perché non crediamo ai predicatori ed ai guru, senza identità e senza idee, ma solo protesi a cavalcare la demagogia da qualunque senso ispirata, pure dalla invidia sociale, basso e volgare sentimento.
Un autorevole religioso un giorno ebbe a dire: ”E’ facile mantenere le mani pulite se le tieni sempre in tasca.” Ebbene la differenza tra noi ed i grillini è anche questa. Noi le mani non le abbiamo mai tenute in tasca. Abbiamo accettato la sfida della politica ed abbiamo sacrificato il nostro interesse individuale per una finalità più nobile ed ulteriore. Eppure quelle mani non si sono mani sporcate.