La Rivolta dei non garantiti
Sostanzialmente le posizioni della politica sono attenzionate e
rappresentano giornalisticamente dei "cult". E' il sottobosco che
spesso si tralascia perché più difficile e scomodo da indagare e
perché è più difficile sbatterlo in prima pagina e trasformarlo in
merce che fa "audience".
Basti pensare ad alcune categorie professionali, alcune categorie di
dipendenti pubblici: dirigenti dei ministeri, magistrati, dipendenti
del Quirinale, di Camera e Senato, dove un usciere percepisce 4 mila
euro ed i sindacati si battono per difendere tali privilegi.
Alcune categorie di pensionati: i megadirigenti dello Stato.
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I
super dirigenti con il doppio stipendio ma senza doppio lavoro, ovvero
incassano uno stipendio per un lavoro che non si svolge. Infatti vi è
una norma in base alla quale se un dipendente pubblico viene chiamato
a svolgere un incarico presso altro ministero oltre a conservare il
posto continua a anche a percepire lo stipendio d’origine e lo somma a
quello nuovo. Per esempio così fu per Catricalà attuale
sottosegretario alla PCM ha sommato per anni il suo stipendio da
magistrato fuori ruolo a quello di capo di gabinetto di vari ministri.
Come presidente dell’authority antitrust percepiva 530 mila cui
sommava i 200 mila di magistrato.
I babypensionati, perché insieme a nomi altisonanti vi sono anche
persone comuni nell’Italia degli sperperi. Tal Francesca, bidella, in
pensione a 32 anni ha versato l’equivalente di 21 mila euro e ne ha
già ricevuti, dal 1983, 280 mila dallo Stato.
Alcune categorie di giornalisti, che spesso fanno tanto
sensazionalismo e moralismo ma poi utilizzano i privilegi che gli
conferisce la penna per ottenere sconti e privilegi. La stampa la
paghiamo noi con i contributi pubblici.
Alcune categorie di sindacalisti che hanno il privilegio di parlare
del lavoro degli altri senza mai aver lavorato!
Alcune categorie di stranieri che senza mai aver messo piede nella
nostra Nazione se non per qualche mese, il tempo di prendere la
residenza, si godono la pensione sociale versata dai contribuenti
italiani vivendo egregiamente. Calcolando che per esempio in Romania
lo stipendio di un operaio è pari a 200 euro ed i pensionati
dall’Italia ne prendono 500.
Con il rischio che si apra una voragine. Perché il meccanismo previsto
è quello dei ricongiungimenti famigliari cui ha diritto chi risiede
stabilmente in Italia da 10 anni ed in queste condizioni ve ne sono
almeno 3 milioni e 700 mila. Significa che l’Inps potenzialmente
sarebbe obbligata ad erogare miliardi di euro a stranieri. La legge è
la 388/2000 approvata dal Governo Amato.
E a proposito di stranieri bisogna anche finirla con il buonismo. In
periodo di crisi le rimesse dei cinesi dall’Italia sono aumentate del
12 %. Molti stranieri lavorano e contribuiscono al PIL MA OGGI MOLTI
rappresentano UN COSTO SOCIALE. Utilizzano i servizi gratuiti in
Italia ed incrementano i consumi nel Paese d’origine. Le rimesse verso
l’estero ufficiali sono 7,5 miliardi di euro l’anno ed altrettante se
ne stimano quali uscite in via ufficiosa, per 15 miliardi l’anno tutti
consumi che vanno all’estero per la buona parte esentasse.
Nessuno va criminalizzato, né ovviamente vanno fatte generalizzazioni.
Ma ritenere che gli immigrati "tout court" debbano essere considerati
una "risorsa" è sicuramente un falso che contrasta con la realtà.
Ma su una cosa dobbiamo essere d’accordo TUTTO QUESTO e non solo DEVE
FINIRE.
Va detto che negli ultimi anni situazioni che erano coperte da un
perenne cono d'ombra pian piano stanno venendo alla luce ma siamo
ancora lontani da una giusta e razionale spendita delle risorse
pubbliche.
La crisi non può poggiare in maniera prevalente sulle spalle di
chi nulla ha avuto. Perché al di fuori delle caste esiste la gente
normale, i giovani, le famiglie, gli impiegati, i piccoli
imprenditori, gli operai, i professionisti, i pensionati da mille
euro, ovvero “i non garantiti” quelli che non godono di rendite di
posizione e vivono con quello che da soli riescono a conquistarsi.
Non si possono chiedere ulteriori sacrifici a chi
vive di sacrifici. O meglio si può fare nella misura in cui si avvia
un repulisti ed una vera decimazione di privilegi e sperperi !
E non si può più condividere il discorso dei “diritti acquisiti” che
spesso sono menzionati non per difendere appunto i diritti ma quelli
che negli anni sono diventati, anche alla luce dell’attuale
situazione, veri e propri privilegi. E nella difesa dei cosiddetti
“diritti acquisiti” alcune frange del sindacato sono maestre. Ma
i sindacati spesso non difendono più il mondo del lavoro, ma soltanto
i propri iscritti e rappresentano solo loro. Occorre anche chiederci
perché il mondo del lavoro deve essere composto solo da chi è
stabilmente occupato e da chi è pensionato (maggior parte degli
iscritti) e non anche da chi è idoneo alla occupazione ma che nessuno
li rappresenta. Ci sono le rappresentanze dei garantiti ma non quelle
dei non garantiti.
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E
allora finiamola con la retorica dei diritti acquisiti. Perché anche
andare in pensione a 65 anni era un diritto acquisito, cambiata la
legge ora non lo è più. E allora non si capisce come possano essere
considerati diritti acquisiti gli stipendi dei mega dirigenti pubblici
o la pensione di Giuliano Amato che prende 1047 euro al giorno!
Quell’Amato che nel dicembre 2010 nel rilasciare un ‘intervista al
Corriere della Sera e parlando della rivolta giovanile diceva:
“protestano contro la voracità dei vecchi, la percezione è che noi con
le pensioni che ci siamo dati e che oggi neghiamo loro abbiamo
preparato un bel piattino…” Non contro tutti i vecchi ma contro i
vecchi come te! che non dovrebbero avere più spazio né politico né
pubblico. Ad Atene, patria della democrazia moderna esisteva un
istituto: l’ostracismo. L’assemblea su un coccio scriveva il nome e
toccò anche a Temistocle pur grande condottiero il destino di essere
ostracizzato. E allora con questi arnesi della politica che ancora
vediamo pontificare in tv dovremmo avare la stessa determinazione:
ostracizzarli, ovviamente in senso figurato. Quantomeno non dovrebbero
più avere diritto di tribuna o continuare a ricoprire incarichi
pubblici.
Iniziamo allora a distribuire un po’ di equità e diamo il buon
esempio.
Iniziamo ad eliminare il vitalizio per i politici e sostituiamolo con
una normale pensione come tutti i cittadini.
Riduciamo le pensioni dei baby pensionati perché hanno già avuto
abbastanza. Anche se sono piccoli importi, sono figli di un privilegio
o altrimenti chiediamo loro come gesto di solidarietà sociale di
impiegare un giorno a settimana per attività a favore dei propri
Comuni di residenza sempre in scarsità di risorse e personale.
Riduciamo del 30% i lauti stipendi dei dirigenti pubblici visto che la
p.a. non funziona
E la burocrazia ed i suoi costi sono uno dei mali dell’Italia.
E tutti i tentativi di limare la burocrazia si sono rivelati vani ed
inefficaci. Sostanzialmente operazioni di "maquillage". Si guardi alla
fatidica abolizione delle Province e la loro trasformazione in Città
Metropolitane. Tutto è rimasto come prima. ANZI è sostanzialmente
peggiorato. Infatti le Province sono stata delegittimate e private di
risorse ma la struttura burocratica e dirigenziale, che rappresenta il
costo principale è rimasta la stessa. Ma occorre interrogarsi sul
concetto di "risparmio". Sono stati tagliati i fondi alle Province per
manutenzioni stradali, servizi sociali, culturali, edilizia
scolastica, calamità. Ebbene, per esempio, non effettuare il servizio
spazzaneve rappresenta un risparmio? Direi di no. Significa
soltanto privare i cittadini di un servizio che in alcune contingenze
è essenziale e può salvare delle vite.
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Tassare le rimesse degli stranieri, togliere la pensione
sociale agli stranieri.
Smetterla con il buonismo ipocrita della accoglienza a prescindere.
Occorre fare una distinzione tra i rifugiati politici ed i migranti
economici. I primi vanno accolti in base alle convenzioni
internazionali, i secondi respinti in base alla legge. Come accadrebbe
ad un Italiano che si recasse in Canada, Stati Uniti o Australia senza
documenti, titolo e permesso. Fermati, trattenuti nei centri di
accoglienza e riaccompagnati coattivamente nel luogo di origine.
Negli ultimi anni questa ipocrisia è costata ai contribuenti italiani
la bellezza di 4/5 miliardi l'anno (5 mila milioni di euro!) che poi
come supponevamo da tempo, serviva più che ad accogliere a far
ingrassare cooperative, ONG e addirittura organizzazioni malavitose.
Un indotto economico pompato artificiosamente ed appannaggio esclusivo
dei soliti padroni del vapore, vicini alla politica ed agli ambienti
"che contano e decidono"
Oltre all'interesse esiste un pregiudizio ideologico che ha portato a
tutto ciò. Vero è che L'Italia come l'Europa è affetta da una
gravissima crisi di natalità. Ed è altrettanto vero che la società
italiana si autoestinguerà nel tempo se non si crea una inversione di
tendenza. E' giusto porre il problema è sbagliata la soluzione che da
più parti si paventa. Ossia una sostituzione etnica con immigrati
provenienti da altre tradizioni culturali e religiose. Non è una
soluzione.
Il problema della natalità si affronta rendendo possibile ad una
famiglia di procreare senza morire di fame. In una società
subsahariana senza mura, senza riscaldamento e senza lavoro si
sopravvive seppur ovviamente di stenti. In Occidente no. Si muore. E
quindi anche i cosiddetti "nuovi cittadini" con il tempo si
adegueranno agli standard che portano ala denatalità come impone la
società moderna. Ed infatti i giovani non fanno figli in primo luogo
perché non hanno lavoro e non hanno casa ed in una situazione di tale
precarietà è complicato assumersi la responsabilità di nascituri. Tale
ponderazione nell'Africa subsahariano non esiste perché precarietà è
la vita in sé e fa poca differenza essere in tre, quattro o cinque.
Civiltà e concezioni agli antipodi. Ma tant'è.
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Quello che serve una vera politica a favore della famiglia
come priorità nazionale per salvare l'Italia. Ciò che mai è stato
fatto. Perché tali non sono le elemosine una tantum che rappresentano
solo un palliativo per fronteggiare una emergenza. Occorre una
pianificazione. Ed allora per esempio una NUOVA EDILIZIA PER LA
FAMIGLIA non una edilizia economico popolare ma una edilizia per le
giovani coppie che non preveda assegnazioni definitive ma comodati
temporanei di 5/10 anni per consentire ai giovani uno "start up" in
cui anche con lavoro precario possano procreare ed avere il tempo di
affermarsi o trovare soluzioni occupazionali più stabili.
A nulla vale anche la buona novella dello ius soli un non senso anche
per l'incombente pericolo del terrorismo islamico e la necessità di
attenzione e controllo per non ritrovarsi ad essere inermi
dinanzi ad un nemico impercettibile e spietato. Un non senso
perché una legge sulla cittadinanza esiste già ed ha consentito nel
2016 a 180.000 immigrati extracomunitari di diventare cittadini
italiani. Dopo averne verificato il possesso dei requisiti: regolare e
stabile residenza, lavoro, fedina penale pulita, compimento dei 18
anni e inoltro della relativa domanda. Con la modifica che vuole
introdursi vi sarebbe un automatismo nell'ottenimento della
cittadinanza senza neanche chiederla! Anche se non vogliono, anche se
credono in un islamismo radicale vigliacco e sanguinario. La
cittadinanza italiana va chiesta e meritata. Le modifiche che vogliono
introdursi sono solo l'effetto di una patologia ideologica ed il
tentativo di "surroga elettorale" i nuovi italiani nuovi elettori di
sinistra in sostituzione dei vecchi italiani colpiti da disaffezione
(chissà perché).
Altro che solidarietà!
Questi sono gli sprechi! Non i tagli dei servizi
essenziali!
Con tutto quanto recuperato immettiamo nuove
risorse sul mercato a favore ed a supporto dei “non garantiti” del
NUOVO PRECARIATO ITALIANO.
Il precario non è più soltanto chi ha un lavoro da
dipendente assunto trimestralmente. Il precario oggi è l’imprenditore,
il professionista, il dipendente di aziende private e di cooperative
che rischiano di chiudere e fallire, è il giovane, sono le famiglie.
E’ ridicolo che continuino a contare i “precari” in base ai contratti
a termine. Proprio recentemente le statistiche hanno riportato un
milione di precari in più ma soltanto in base a questo criterio ormai
superato.
Le imprese oggi non falliscono solo per debiti ma anche per crediti.
Perché non solo i privati clienti non pagano ma neanche gli enti
pubblici. Un’impresa che affronta un lavoro anticipando risorse e
dovendo pagare fornitori e dipendenti non può aspettare due anni per
prendere i soldi dagli enti appaltatori. . In questo senso è
sicuramente positiva la proposta di compensazione dare avere tra le
imprese e lo Stato.
Spesso il pensionato in famiglia è il sostentamento economico dei
figli. Prima erano i figli ad aiutare i genitori. Ora quarantenni
senza genitori non hanno né casa né reddito.
I non garanti sono la stragrande maggioranza del popolo italiano
quella che una volta era definita la classe media o addirittura
benestante che ora si trova ad affrontare una crisi che non è mai
passata checchè ne dicano i politici nazionali, senza alcun paracadute
o ammortizzatore.
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Sono coloro che non sono organizzati in lobby, la maggioranza
silenziosa non organizzata, quelli che fanno il proprio dovere avendo
scelto la strada in salita e non le scorciatoie del privilegio e della
raccomandazione. Sono quelli che continuano a credere nella cultura
del merito malgrado le delusioni e le porte in faccia. Sono la
maggioranza del popolo italiano, la spina dorsale della nostra
Nazione. Quella parte di società sana da cui ripartire per costruire
il futuro dell'Italia.
Dal cui RIVOLTA, non rancorosa e distruttiva, ma sana e propositiva
dipende il destino della nostra società. Coloro che cadono ma hanno la
forza di rialzarsi sulle proprie gambe.
Senza divisioni in classe, categorie, professioni. Lontani dalle
oligarchie e vicini al sentimento popolare. Che non mollano davanti
allo stravolgimento che ha subito la propria condizione economica.
Il segno di tale stravolgimento sociale si evince
dai dati presentati dall'Ufficio Studi della CGIA di Mestre dai quali
risulta che le famiglie che vivono di un reddito da lavoro autonomo
sono quelle più a rischio povertà, di più di quelle di pensionati e
lavoratori dipendenti. Ed una famiglia su quattro del popolo della
partita IVA ha vissuto nel 2015 sotto la soglia di povertà calcolata
dall'ISTAT. Ne consegue che nel mondo delle partite IVA vi è una forte
contrazione delle attività. Dal 2008 ai primi sei mesi del 2017 lo
stock di lavoratori autonomi (piccoli imprenditori, artigiani, piccoli
imprenditori, liberi professionisti, commercianti) è diminuito di
297.500 unità. E l'espulsione dal mondo del lavoro è avvenuta
prevalentemente senza potersi avvalere di nessun sussidio. Con
ingresso diretto nel mondo della povertà o in forme di lavoro in nero.
Occorre superare le divisioni generazionali e sostituirle con la
solidarietà generazionale. Non si possono scaricare tutti i costi
della crisi sulle giovani generazioni. No si può pensare che chi
arriva al ristorante per ultimo sparecchia e paga il conto per tutti.
Anche perché a fronte di un pensionato privilegiato c'è un figlio
disoccupato.
Occorre far comprendere che la rinuncia ad un cosiddetto diritto
acquisto serve a creare possibilità di poter quantomeno accedere a
diritti per il proprio figlio.
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Ma per ottenere questo risultato occorre una Istituzione che
dia l'esempio, che gestisca in maniera trasparente e immacolata. Che
riacquisisca decoro e con esso la fiducia del popolo. Altrimenti
ciascuno di noi rimarrà prigioniero del proprio egoismo e diritto
acquisito.
In ultimo la politica, non la sola ma sicuramente la principale
responsabile della situazione di crisi italiana. Un ricambio è
necessario, è vero. Sicuramente anagrafico, ma non basta. Perché non
basta essere giovani per essere bravi. Il cambio è di mentalità.
Abbiamo visto spesso anziani pieni di entusiasmo genuino e voglia di
fare a tanti giovani che si avvicinavano alla politica con mentalità
vecchia e per mirare esclusivamente al tornaconto personale.
Svecchiare significa mettersi in gioco tutti, rinunciare ciascuno a
qualcosa e soprattutto chiudere le porte in faccia a chi fino ad ora
grazie alla politica ha solo ottenuto privilegi e vantaggi per sé e
per la propria famiglia e per le generazioni future. Rinnovare
significa anche dare una vera possibilità al popolo di scegliere i
propri rappresentanti senza liste bloccate con gente paracadutata da
chissà dove, senza aver fatto gavetta e senza mai aver dedicato il
tempo.
Qualcuno in alcuni incontri ci ha chiesto ma allora che fate come
Beppe Grillo?
Noi rispondiamo di NO. Intanto perché non crediamo ai predicatori ed
ai guru, senza identità e senza idee, ma solo protesi a cavalcare la
demagogia da qualunque senso ispirata, pure dalla invidia sociale,
basso e volgare sentimento.
Un autorevole religioso un giorno ebbe a dire: ”E’ facile mantenere le
mani pulite se le tieni sempre in tasca.” Ebbene la differenza tra noi
ed i grillini è anche questa. Noi le mani non le abbiamo mai tenute in
tasca. Abbiamo accettato la sfida della politica ed abbiamo
sacrificato il nostro interesse individuale per una finalità più
nobile ed ulteriore. Eppure quelle mani non si sono mani sporcate.